BAGS GROOVE, GIOIELLO SENZA TEMPO

 
 
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BAGS GROOVE, GIOIELLO SENZA TEMPO




di John Milner





Tra gli album che hanno segnato l'epoca straordinaria del jazz degli anni '50 svetta Bags Groove, a tutti gli effetti ascrivibile a Miles Davis, come riporta il titolo di copertina, anche se la formazione, o meglio le due formazioni che presero parte a quelle registrazioni furono in questo album denominate Miles Davis and The Modern Jazz Giants .
In effetti era un titolo azzeccato in quanto i componenti del gruppo giganti lo erano davvero : Miles Davis alla tromba, Milton Jackson al vibrafono, Thelonious Monk al piano, Percy Heath al basso e Kenny Clarke alla batteria, per la prima formazione, mentre nella seconda entrano Sonny Rollins al sax tenore e Horace Silver al piano ed escono Monk e Jackson. Un formidabile accostamento di artisti per un album che, già passato abbondantemente il mezzo secolo di vita, sarà sempre ascoltato e polarizzerà sempre le nostre sensazioni e la nostra attenzione per i bellissimi assolo che contiene.
Le registrazioni avvennero in studio nel 1954 alla Prestige, e compresero parecchi brani in piu' di quelli contenuti nell'album, che la casa fece uscire anni più tardi in quanto coinvolta nell' illusione di poterli includere nella novità allora allo studio dei dischi a 16 giri, idea che mise ben presto in evidenza il suo non-sense.
La prima formazione, che incise cronologicamente sei mesi prima dell'altra, interpreta due takes di " Bags' Groove " un brano di Milton Jackson divenuto subito uno standard ed entrato nel repertorio di altri grandi artisti del periodo tra cui il Modern Jazz Quartet.
La storiografia riporta del diverbio avvenuto durante la seduta tra Davis e Monk, che quasi vennero alle mani, episodio che suona oggi solo come una rissa tra due prime donne dal carattere molto difficile e non incide in alcun modo sulle esecuzioni, che i lunghi assolo di Miles ( i due takes assieme durano oltre 20 minuti ), intercalati da quelli piu' brevi di Jackson e Monk, trasformano in un assoluto, lungo appagamento per chi ascolta. Ovviamente ineccepibile la sezione ritmica con Percy Heath e Kenny Clarke nella loro straordinaria ascesa artistica.
La seconda formazione esegue " Airegin " ( il nome di un paese africano ), i classici bop " Oleo "e " Doxy " e due takes del brano romantico di Gershwin " But not for me " dove Miles continua con immaginazione trabordante nei suoi lunghi assolo, che si intersecano perfettamente con quelli di Rollins.
Non credo di allontanarmi dalla realta' definendo questo album come facente parte dell' essenza del jazz moderno e quindi intramontabile.



 

 

 


 

 



 

 

 

 

 



 

 

 

 

 
 
   
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