ASCENSEUR POUR L'ECHAFFAUD, CAPOLAVORO ASSOLUTO
 
 
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CHET BAKER PLAYS THE BEST OF LERNER E LOEWE
Traguardo, il sublime

 


Di Corrado Barbieri


 



Al Lerner e Edmond Loewe :  compositori raffinatissimi, autori di splendide canzoni e straordinarie melodie per il musical. A loro bisogna risalire per giungere a uno degli album in assoluto piu' affascinanti di cui è protagonista Chet Baker. 

L'idea venne nel 1959 a  Orrin Keepnews della Riverside che sotto il titolo dell'album volle radunare musicisti jazz di New York di spessore assoluto, quali Herbie Mann al flauto, Zoot Sims al tenore, Pepper Adams al baritono, Bill Evans al piano, Earl May al basso e Clifford Jarvis alla batteria. I brani eseguiti furono: " I talk to the trees ", " Paint you wagons", " I have grown accustomed to her face ", " I could have danced all the night " , " The heather on the hill " , " On the street where you live " ," Almost like being in love " , " Thanks heaven for little girls " , " Show me " . 

Nei brani piu' belli, come " I talk to the trees " o " I could have danced all the night ", le  note di Chet e Evans si alternano spesso come fossero sospese nell'aria, come se durassero qualche secondo per poi scomparire, formando cosi' una magica atmosfera. Ballate di straordinaria bellezza dove tutto cio' che gioca e' la sensibilita' degli artisti, che nel frangente ha raggiunto vette assolute .

Forse mai come in questa interpretazione il suono della tromba di Chet e' stato cosi' nitido, tondo, " dorato ", un aggettivo questo, per chi conosce la storia del jazz, che ci riporta a Bix, accostamento che  ci fa capire quanto i geni innovatori possano prolungare la loro opera artistica attraverso il tempo e attraverso chi a loro si e' ispirato con un livello di sensibilita' non  dissimile . Se ne ricava, da  queste semplici osservazioni, che c'e' del prodigioso in questi brani eseguiti da Chet, quel qualcosa che lo proietta lontano, nell' eternita' di questa musica, che da' quella certezza che a molti negli ultimi due decenni e' parsa impossibile, cioe' che il jazz viva, che non e' morto, e vivra' e continuera' senza soluzione di continuità  a donarci alti momenti  di sensazioni grazie ai " giganti dell'anima " come Chet. Non vi e' alcuna necessita' di eredi, magari di  straordinari tecnici o virtuosi lontani anni luce dalla sua statura artistica. Gli album sono li', le nostre emozioni anche, di ieri, di oggi e di domani .


 

 

 
   
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