I GIN BOTTLE SEVEN DI CARL HALEN

 
 
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I Gin Bottle Seven di Carl Halen




di Corrado Barbieri


 


Personaggi oscuri, artisti che in pochi hanno potuto conoscere e che avrebbero meritato una posizione piu' evidente e riconosciuta da ampie platee, e' una costante in ogni forma d'arte e quindi anche nel jazz. Basti pensare alla straordinaria Portena Jazz Band cilena, al genio Espinoza (vedi in questa sezione), per avere un primo lampante esempio. Singolare e' che questi casi si siano verificati in modo particolare nell'ambito del jazz classico. Questa volta parleremo dei Gin Bottle Seven, guidati dal trombettista Carl Halen, che operavano nell'Ohio, e in particolare da Cincinnati.
Non che non si sapesse che le decine di orchestre jazz, le cosiddette Territory Bands dilettantistiche o semi-professioniste che operavano nel Mid West degli Stati Uniti, fossero destinate a una scarsa visibilita', e d'altra parte chi ha avuto occasione di ascoltarle su cd prodotti un po' artigianalmente in poche copie e male diffusi, spesso non e' riuscito ad entusiasmarsi di fronte alla musica di gruppi si' motivati ma di scarso spessore artistico.
Diverso e' per i Gin Bottle Seven, fior di musicisti di jazz classico che riuscirono anche ad incidere un vinile con la Riverside di notevolissima valenza jazzistica. Siamo a inizio anni '50, ancora sull'onda del revival e la musica di King Oliver ha sempre un appeal straordinario presso i musicisti di jazz classico. Gli assieme amalgamati e perfetti che il Re era riuscito ad ottenere hanno avuto evidentemente un fascino destinato a durare direi per sempre, visto che ancor oggi c'e' chi cerca di raggiungere certi risultati.

Peculiarita' di questa band e' di aver attinto per i propri brani ai repertori appartenenti a filoni e artisti diversi: a King Oliver come si e' detto (con "Mable dreams" e "Snake rag"), a Jelly Roll Morton (con "King Porter Stomp" e "Jelly Roll blues"), a Louis Armstrong e i suoi Hot Five (con "Once in a while" e "You' re next), a brani del Chicago Style (come "Copenhagen" o "Somebody stole my gal"), o al S.Francisco Style di Lou Watters (Con "Emperor Norton hunch") . Troviamo tutto questo nel vinile registrato nel 1957 dalla Riverside intitolato - The whoopee Makers' Jazz - una denominazione storica usata saltuariamente e alternativamente da grandi del jazz classico e dello Swing.
Non si cada nell' equivoco di pensare come a dei banali imitatori (fatto sempre deprecabile nel jazz), Carl Halen e suoi Gin Bottle Seven hanno un sound che porta precisa la loro firma, e swing da vendere! Halen ha un robusto ma fluente drive e alcuni brani sono caratterizzati dagli assolo di sax basso di Jim Campbell, una nota piacevole da un musicista che nulla ha da invidiare all' Adrian Rollini dei tempi d'oro,
Da anni cercavo notizie per poter scrivere, e far quindi conoscere, questa band che mi aveva molto colpito in una semplice audiocassetta che un amico collezionista mi aveva regalato senz'altra documentazione. Con un po' di pazienza, su eBay e' possibile trovare il disco, magari in versione della LONDON.

Gin Bottle Seven

Carl Halen (cornetta)
Bob Butters (trombone)
Martin Kollstedt (clarinetto)
Jim Campbell (sax basso)
Matt Fuchs (piano)
Jan Carroll (banjo e vocals)
Tom Hayer (batteria)
Antioch College (tuba)

 

 


 

 



 

 

 






 
 
   
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