Roy Haynes
 
 
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Un giorno con Roy Haynes

 


Intervista di Leroi Jones
Down Beat - marzo 1962

 


Roy Haynes e' nato a Boston nel 1926, oggi ha 37 anni un'eta' non molto tarda per un uomo citato tra i pionieri del bop drumming. Ha studiato per un breve periodo al Boston Conservatory e ha iniziato a suonare con gruppi locali. In questa intervista di Leroi Jones ricorda alcuni momenti della sua carriera.

"Cio' che mi ha spinto verso il jazz, e' stato un disco particolare. Sai, quel disco che Basie incise con il titolo" The World Is mad". Beh, fu proprio quello che mi mise in moto. L'assolo di Jo Jones in quel brano era assolutamente fuori dal mondo e, dopo averlo ascoltato, decisi cosa avrei voluto fare.
​Lasciai la band di Russell nel 1947. Sai quegli one nighters (gli ingaggi che prevedevano lo spostamento da una citta' all'altra dopo ogni serata N.d.T.) alla fine ebbero la meglio su di me anche se quella era davvero una vivace swinging band e vi suonavano dei bravi musicisti.

- Cogliendo un attimo di pausa, il fotografo di Jones chiede a Roy di mettere sul giradischi un LP di Sarah Vaughan - "​Mi chiedono sempre come e' stato suonare con Sarah. Pensano che debba essere stata una gran noia, sai, suonare con una cantante e non avere veramente l'opportunita' di esprimersi compiutamente. Ma non era affatto cosi', anzi, pensavo proprio che stavo divertendomi non poco.
Sarah non e' semplicemente una delle altre cantanti, dico, e' fantastica e aver suonato con lei e' stata veramente una grande soddisfazione. Quando mi stancai di suonare con lei, la lasciai. E ' stato cosi'. Ma rimane una cantante meravigliosa”.

- ​Dopo aver lasciato Russell, Roy ricorda di aver girato per un po' di tempo nella 52a strada a New York, dove allora erano collocati diversi jazz clubs. - “Avevo gia' frequentato il Minton's, ci avevo suonato, imparando moltissime cose. I batteristi erano soliti mettersi in coda per poter avere l'opportunita' di suonare. C'erano tanti altri musicisti attorno, desiderosi di suonare: Teddy Stewart, Max (Roach), Klook (Kenny Clarke) e tutti facevano ogni sforzo per essere presenti, ogni sera. Indipendentemente da dove ci si trovava a suonare, se si era in citta', si cercava di andare al Minton's. C'era un sacco di buona musica allora.
Dopo aver suonato nei dintorni della 52a strada per circa un anno, ritornai con Russell per un altro anno e, lasciatolo, iniziai a suonare con Lester Young. Quella e' stata veramente una grande esperienza. Prez (il nomignolo di Young – N.d.T.) poteva suonare qulasiasi cosa e imparai molto in quel gruppo. Sapeva sempre il suono che gli altri componenti la band avrebbero dovuto avere. Rimasi con Prez due anni. Era veramente un musicista creativo. Anche suonare con Monk era, in un certo senso, la medesima cosa, o con Bird. Non potevi mai prevedere cosa avrebbero fatto. Con Monk era come andare a scuola, tutte le sere.“

- ​La conversazione abbraccia molte altre aree, musicali e non, ma Roy torna sempre ad insistere sulla miopia dei critici e sulle difficolta' che si incontrano volendo vivere solo con il jazz. - ​“Quanti sono, quasi 17 anni che faccio parte dello scenario del jazz?” - chiede - “Sai, non ho ancora vinto un poll (classifica che Down Beat stila ogni anno N.d.T.) ne' sono stato votato nemmeno come “nuova star emergente” o altro. E questa e' la sola categoria nella quale vengo votato, quella come nuova star. Non e' un po' strano? Una nuova star, pur essendo nell'ambiente da piu' tempo della maggior parte delle vecchie star. Non so proprio rendermene ragione.
​E dai critici, gente che dovrebbe conoscere cosa si muove attorno, sono a malapena menzionato. La gente dice sempre che sono sottovalutato…. come se fosse un fatto di cui andare orgogliosi. C'era persino una mia foto nell'edizione annuale di Metronome (la rivista concorrente di Down Beat N.d.T) mentre suonavo con Bird e sai cosa c'era nella didascalia? Il nome di Klook. Beh se non fosse cosi' buffo, mi farebbe imbestialire".

- Jones ​concorda sulla abnormita' di una situazione che vedeva un musicista molto noto e rispettato sia dai critici che dagli altri musicisti non vincere mai un poll. Haynes e' solitamente menzionato in qualsiasi lista dei migliori batteristi stilata da critici o musicisti e a giudicare dalla frequenza delle sue apparizioni con i piu' giovani esponenti della “avant garde”, come Eric Dolphy ed Oliver Nelson, non sembrano certamente diminuiti i suoi talenti - ​“Ti racconto un episodio divertente che fa capire cosa intendono i musicisti quando dicono di rispettarti” - prosegue Roy - ”Una sera suonavo a Chicago proprio di fronte a questo gruppo molto ben pagato. Il batterista, che conoscevo solo occasionalmente, viene a trovarmi alla fine di uno dei nostri sets e mi dice qualcosa che suona come "Roy, sei il piu' grande. Ti ascolto da anni ed ho imparato un sacco. Man (appellativo molto usato nello stile colloquiale americano N.d.T.) se non fosse per te o per Max, non so cosa potrei suonare”.
​Sai….. era bello sentirselo dire. Ma qualche giorno dopo lessi di questo stesso batterista citare Buddy Rich e Sonny Igoe come le sue maggiori influenze. Ah, che posso dire?"

​- Ad un certo punto, Roy rientra nella sala sventolando una placca ben incorniciata. E' il premio attribuitogli dalla rivista Esquire quale uno tra gli uomini meglio vestiti dello show business - ​“Hai visto il numero di Esquire in cui il premio viene annunciato?” mi
chiede, “anche Miles ne ha avuto uno. Sai, questo ha un grande significato perche' immagino che si siano decisi a darli anche ai negri... Solo che io non prendo premi per la musica ma, solo per l'abbigliamento.”

- Nel club, dopo il primo set usciamo per mangiare qualcosa. Dato che Roy ha suonato con cosi' tanti maestri di jazz moderno ed e' stato anche un pioniere del bop, gli chiedo cosa pensi dei giovani innovatori con alcuni dei quali ha anche suonato -

​“Non penso che Ornette stia facendo qualcosa di veramente nuovo” - risponde - “Mi piacciono alcune delle cose che fa, ma molti altri facevano le stesse cose anni e anni fa. Oliver Nelson e' un ottimo sassofonista ed ha scritto degli arrangiamenti molto belli, ma essenzialmente non credo possano definirsi nuovi. Non vi e' alcuna ragione perche' lo debbano essere. Forse usa impasti timbrici diversi o giu' di li', ma Duke Ellington ha usato queste sonorita' un po' fuori, per anni.
​Giovani batteristi? Beh, ce ne sono un paio che vorrei richiamare. Cosi' tanti dei giovani batteristi sono molto simili. Ce ne e' uno, Donald Baily che suona con Jimmy Smith. Non fa molti assolo, ma mi piace veramente cio' che suona con il gruppo. E mi piace Billy Higgins: pensa al ruolo della batteria come me, non suona abbastanza in giro ma e' uno vero, suona la verita. Molto dipende dal concetto che si ha della batteria dalla quale devi trarre significati. Non puoi semplicemente percuotere i tamburi. C'e' molto di piu' nella batteria"

- Era ora di rientrare al club e al suo lavoro. Arrivammo giusto in tempo per ascoltare l'ultimo brano di Coltrane che stava suonando attorno alle scale, donando brividi all'audience. Roy ed io ci unimmo ad un gruppo di musicisti e a degli hippies che ascoltavano estasiati. Lasciai Roy mentre un cacciatore di autografi gli si avvicino' dicendo: “Tu suonavi con Stan Getz, vero? Puoi firmare qui', cosi' avro' tutti i vostri nomi".

 
   
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