Andre' Previn - Parla Chiaro
 
 
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ANDRE' PREVIN
Parla chiaro - Parte II



Intervista di John Tynan
Down Beat – novembre 1963

A cura di Ettore Ulivelli



​Vi propongo, ancora dalla precedente intervista, le osservazioni di Previn su una sperimentazione iniziata agli inizi degli anni '60 attraverso la quale si tentava la “fusion” tra il jazz e la musica classica, operazione che avrebbe dato vita alla cosidetta “Third Stream” music.
​Chi meglio di Previn, musicista dotato di perfetta consonanza sia con il jazz che con la musica classica poteva essere chiamato a farne un primo consuntivo?

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​Quasi totalmente coinvolto nella direzione orchestrale concertistica e nella musica per le colonne sonore dei films, Previn e' il musicista ideale per discutere l'esperimento della Third Stream music", dei tentativi di Gunther Schuller e John Lewis di fondere il jazz con altra musica seria.
Sceglie di parlarne inizialmente su un piano personale e soggettivo. ​Previn confessa: ”Una volta ho detto cose inutilmente offensive e scortesi nei confronti di Gunther Schuller. Alla fine, poi, l'ho incontrato circa un anno fa tramite Lukas Foss, un comune amico. Devo dire di essermi vegognato dopo aver parlato con Gunther perche' e' una persona straordinaria – molto, molto lucida. Cio' che ha detto, cio' che pensa e le sue ambizioni sono del tutto lodevoli per quanto mi concerne.”
​Poi ammette di essergli “piaciuta molto” la musica che Schuller ha scritto come “una musica da concerto assoluta”. Previn cita la "Paul Klee Suite" come “meravigliosa”, dichiarando di ammirare senza riserva alcuna altri brani di Schuller.
​Aggiunge: “Non sono pienamente convinto di quanto e' accaduto nella cosidetta fusione fino a questo momento, ma invece di fare l'errore di dire semplicemente non mi piace, non e' bella, dovro' invece stare alla finestra e vedere cosa succede – penso infatti che sarebbe una bellissima cosa se potesse realizzarsi ".
​E ancora "ma come personale opinione, non credo cio' si sia ancora verificato. Cio' che e' accaduto nella ….odio le classificazioni, …ma ai fini di una definizione….musica Third Stream non mi ha ancora entusiasmato – con alcune eccezioni.
​​Mi piacciono alcune delle cose che ha scritto George Russell. E, ad esempio, i brani che Schuller ha scritto per il Modern Jazz Quartet piu' un Quartetto d'archi: mi piace sempre ascoltare un quartetto d'archi e mi piace il MJQ quando suona – ma NON mi piacciono quando suonano insieme.
Non e' pero' una colpa della composizione; e' semplicemente il caso di uno stadio non ancora completato come forma d'arte.
​Ero colpevole quando affermavo “quello e' un nonsenso” – no, NON e' un sacco di nonsenso ed io lo ammiro. E' che... sul piano personale, una mia opinione…. non mi ci trovo ancora.”
​Ma Previn aggiunge rapidamente che c'e' bisogno di proseguire con questo argomento un po' piu' a fondo perche': “se il jazz deve svilupparsi in una nuova direzione, penso che possa farlo la parte piu' intelligente piuttosto che quella piu' primitiva".
​“Gunther e le persone del suo tipo, penso, sono quelle dotate degli strumenti necessari per imprimere al jazz una direzione. E continua,” potrebbe non essere Gunther con i suoi colleghi, ma penso che saranno persone con quel tipo di educazione e background a condurre il jazz verso un nuovo flusso musicale piuttosto che altri che continuano a recedere sempre piu' verso forme di l'analfabetismo”.

"​Il Jazz", conclude Previn e' primariamente un'arte emotiva e primariamente improvvisativa. Quindi, sostiene, la fusione tra improvvisazione emotiva ed ideali intellettuali sarebbe proprio la risposta.
Penso stia arrivando,” dice, “ma che non sia ancora qui..."

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​​La Third Stream music non si e' mai veramente affermata. Nel 1960 Brubeck collabora con Leonard Bernstein in un disco intitolato: “Bernstein Plays Brubeck, plays Bernstein”, con la New York Philarmonic.
​Avrebbe potuto essere l'inizio di quella fusione tra jazz e musica classica tanto auspicato, ma un attento ascolto dei brani in cui suona anche il quartetto di Brubeck, fa capire quanto le due forme musicali siano distanti da una anche minima fusione​ Previn non ne fa' accenno e cio'e' molto significativo…
​L'unico gruppo ad averlo sviluppato con grande successo e' stato il Modern Jazz Quartet. John Lewis trasse l'ispirazione fin dalla meta' degli anni '50 dall'arte contrappuntistica di J.S. Bach, arrivando addirittura ad adottare integralmente forme classiche – vedasi in particolare “Vendome” (un richiamo al Barocco) e “Versailles”, in cui fa uso di un modello classico, la fuga.
​Infine, nel 1973 il MJQ rende omaggio a Bach con uno straordinario disco intitolato “Blues on Bach” in cui vengono interpretate in chiave jazzistica 4 corali ed un preludio. Non mi risultano altri tentativi di uguale importanza e successo.


Ettore Ulivelli

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
   
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