RITRATTI IN JAZZ di Murakami Haruki e Wada Makoto
 
 
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RITRATTI IN JAZZ di Murakami Haruki e Wada Makoto


di Corrado Barbieri e Adriano Pateri




Non ci si deve fare ingannare dalla formula semplice, quella di una piccola opera con 55 schede e altrettanti disegni ( di Wada Makoto ), d'altronde un autore di romanzi  come Murakami Haruki non avrebbe mai intrapreso un lavoro banale o superficiale.
Le schede riguardano naturalmente altrettanti musicisti della scena jazzistica di tutto l'arco storico della musica afro-americana. Il tocco e' sensitivo e va dritto all' essenza di ogni artista, facendo trasparire tutto l'amore  dell'autore per il jazz e  per i personaggi trattati. Viene da dire che opere ben più pretenziose spesso non ci abbiano dato le sensazioni che in un paio di pagine Murakami e' riuscito a trasmettere.
Così, parlando di Bix Beiderbecke, osserva che "... Il suono della sua cornetta e' stranamente autonomo e riflessivo. Ciò che Bix sta guardando fisso non e', come sappiamo, uno spartito, ne' gli spettatori, ma qualcosa di segreto, che e' come il nerbo della musica, nascosto nell'abisso della vita. " e ancora "... in tale sincerità non c'e distanza temporale ". Come una freccia che va al centro pieno, questo Murakami !

Trattando di Dizzy Gillespie con  Parker si esprime poi meravigliosamente "....Quando sembra che Parker debba soffocare o dissolversi nella sua generosa melodia e nella profusione di immagini, Dizzy gli invia aria fresca e frizzante, o stringe attorno a lui una cornice; e quando la nebbia si addensa, Dizzy la lacera con una lama affilata."

E parlando di Anita O' Day tocca naturalmente il tasto Billie Holiday con queste parole " ...Anita ha subito molto forte l'influenza di Billie, che pero' sapeva scendere nelle profondità più oscure dell'anima dopo aver depurato il proprio canto di ogni ambiguità. "  Beh, se non siamo all' essenza con queste osservazioni !.....
A proposito del pianista Teddy Wilson arguisce " ...a volte si dice che una persona - sa parlare, ma sa anche ascoltare -, ecco, esattamente questo e' Teddy Wilson."

Nostalgie, esperienze di quando da ragazzo Murakami aveva lavorato in un locale dove si ascoltava jazz, forniscono all'opera, che si puo' leggere col piacere aggiunto di randomizzare tra i capitoli, un calore inusitato per un libro di jazz, impreziosito qui e la' da pennellate poetiche.

 
   
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