E’ stato il destino di molti jazzman, restare nell’ombra per sempre, pur essendo straordinari artisti! Tranne in occasioni come queste naturalmente.
E’ anche strano che storie così abbiano riguardato in special modo i trombettisti, nella norma figure che stanno in primo piano, che in qualche modo sono in evidenza nel contesto delle band di jazz. Dobbiamo tuttavia tener presente come il jazzista sia un artista che vive della sua arte e, tranne le dovute eccezioni - personalità prorompenti, geni, come Louis, Bird, Billie - difficilmente tiene a mettersi in mostra.

Molte volte naturalmente ha giocato la sfortuna, in particolar modo con il personaggio di cui ora trattiamo, picchiato a sangue ( negli Stati Uniti accade e non troppo raramente….) al punto da dover quasi interrompere la propria attività e comunque vederla spezzata . Johnny Windhurst fa parte della generazione nata negli anni Venti e che spesso, come lui , vide il debutto prima dei vent’anni . Autodidatta, assai riservato e dedito al jazz classico, capito’ come tanti nel circuito newyorkese di Eddie Condon, uno dei pochi, grandi organizzatori di concerti e registrazioni, uomini di cui la storia del jazz avrebbe avuto necessità a schiere! Ebbe così subito l’occasione di suonare in band dove militava il meglio dei jazzisti classici di quegli anni. Siamo negli anni 40, e il jazz classico inizia a vivere un periodo di fecondo e felice revival che forse sarebbe opportuno storicamente rivalutare di molto. Se e’ vero infatti che si trattava di musicisti che cercavano di stare vicini alla tradizione, ai padri di New Orleans, e’ assolutamente vero come sperimentarono nuove sonorità, nuove forme espressive, senza che mai venisse meno, anzi al contrario, quell’elemento chiave che nel jazz e’ lo swing.

Johnny Windhurst pendolo’ nel triangolo del jazz, tra New York, Chicago, con puntate a New Orleans. Il suo swing e’ indiscutibile, il suo fraseggio stretto e articolato, il suo timbro pastoso e in grado di essere utilizzato al meglio nelle ballads. Insomma, c’è tutto! Per chi e’ aiutato nella comprensione dagli accostamenti, si potrebbe definire Windhurst vicino alla tromba di Muggsy Spanier come swing e fraseggio, in generale a quella del suo quasi contemporaneo Bobby Hackett, con spunti “argentati “ sull’acuto di Berigan.
Abbiamo la fortuna di aver ricevuto in eredità d’ascolto le sue non tante registrazioni, specie quelle di inizio anni 50 provenienti da programmi radiofonici, da considerarsi un’assoluta chicca per ogni appassionato di jazz e ogni musicologo.
Un’aggressione stronco’ la carriera di Johnny, che non recuperò mai completamente, per poi morire a 54 anni di attacco cardiaco. A lui si ispirarono non pochi altri trombettisti.
